ESPERIENZA GUIDATA: LA DIVERSITÀ
Introduzione. Spesso la discriminazione trova fondamento nell’intolleranza di fronte alla diversità, che si sperimenta come una degradazione o una minaccia alla propria identità. Questo atteggiamento recede quando qualcosa di più importante concilia o supera l’apparente contraddizione tra elementi diversi, e fa sì che la diversità diventi una fonte di ricchezza e di possibilità. La seguente esperienza guidata ci colloca in una situazione che ci permette di riconciliare differenze apparentemente incompatibili.
***
Siamo nella sala d’imbarco. Tra poco voleremo con la nave di trasbordo fino alla stazione spaziale orbitale che si trova tra la Luna e la Terra. Lì è situato il laboratorio di ricerca di bioingegneria in condizioni di gravità zero. Stiamo aspettando di partire.
Siamo in tanti. Ci sono scienziati di diverse etnie, di diversi sessi ed età, di diversi credo, e anche non credenti. Posso distinguere in loro tante culture e costumi; ci sono dei vegetariani e non, con i loro vestiti tipici così diversi tra loro, avverto anche differenti orientamenti sessuali. C’è perfino il grande scienziato disabile, sulla sua sedia a rotelle motorizzata. Alcuni sono discreti, quasi assenti, altri sono loquaci fino al limite del sopportabile. Mi sento un po’ teso tra tutti questi sconosciuti così diversi da me. La mia mente è inquieta e il mio cuore agitato.*
Cominciamo ad imbarcarci e finalmente partiamo. Seduto in cabina vedo come ci allontaniamo dalla Terra. Il nostro pianeta ruota lentamente di fronte ai nostri occhi meravigliati e ci mostra i vari continenti, i contorni, i rilievi, le caratteristiche naturali. Alle zone illuminate dalla luce del sole seguono quelle dove è ancora notte. Nelle zone in ombra i puntini di luce indicano le grandi città dei vari paesi. E’ straordinario.*
Adesso ci stiamo avvicinando alla stazione orbitale. E’ un’immensa struttura di metallo brunito bordato da luci colorate. La stazione galleggia leggera e silenziosa in un vuoto infinito popolato da enormi stelle immobili. Finalmente, entriamo in uno degli hangar d’accesso e scendiamo dalla nave in un ambiente a gravità normale e a temperatura gradevole.*
Camminiamo lungo un corridoio, di fronte a noi si apre una porta scorrevole ed entriamo nella sala principale del laboratorio spaziale. La sala è bianca e ha la forma di una semisfera perfetta. Non si distinguono fonti di luce. L’illuminazione sembra emanare dalla superficie stessa della semisfera. I miei colleghi cominciano a prendere posto sulle panche dalle forme austere, disposte in cerchi concentrici intorno al centro dello spazio.*
Mi viene assegnato il compito di dare il benvenuto. Quindi mi faccio coraggio e mi dirigo verso il centro della sala dove rimango in piedi di fronte a tutti. Questo non era previsto, quindi, mentre i colleghi si accomodano ai loro posti, ho il tempo di far scorrere lo sguardo su questo gruppo umano multicolore, cercando, nel frattempo, di cogliere la specificità di ognuno di loro.
Quindi prendo una boccata d’aria e, seguendo l’ispirazione del momento, improvviso un breve discorso:
“Cari colleghi: siamo qui per fare degli esperimenti scientifici in condizioni di gravità zero. Le nostre ricerche saranno di aiuto per lo sviluppo di farmaci e trattamenti che salveranno milioni di vite… Direi di più: questo ci farà diventare invulnerabili a tante malattie e la vita umana si allungherà molto oltre le aspettative odierne, forse fino all’immortalità fisica…
“Vorrei ricordare ciò che voi sapete già. Secondo i trattati internazionali in atto, tutte queste nuove medicine e protocolli saranno disponibili in forma gratuita per tutti, senza distinzioni di sorta, per il semplice fatto di essere nati umani.
“Ed è per questo che invoco il miglior spirito di gruppo tra di noi. La collaborazione che presteremo gli uni agli altri si tradurrà in beneficio per noi stessi, per la nostra gente e per il mondo in generale. Auguro a tutti buon lavoro”. *
Finito questo breve discorso, alcuni applaudono, altri sorridono e altri ancora si abbracciano con evidente emozione. A poco a poco le persone escono per visitare la stazione orbitale mentre io rimango solo nella sala.
Decido di andare a vedere l’osservatorio superiore di cui ho tanto sentito parlare. Mi dirigo verso un’uscita laterale che porta fino ad un ascensore cilindrico in cui può entrare soltanto una persona. Entro e automaticamente saliamo con delicatezza e in silenzio. La cabina dell’ascensore è trasparente e lascia vedere il tubo metallico lungo il quale si sta salendo. Pochi secondi dopo, l’ascensore emerge dal tubo e si ferma alla fine del percorso. Esco e mi rendo conto di essere al centro di una grande sfera trasparente che mi circonda. Si trova nettamente distaccata dal corpo della stazione spaziale, connessa ad esso attraverso il tubo dell’ascensore. La sfera è come una grande bolla di cristallo, ma al riparo da qualsiasi pericolo. Sono qui, proprio al centro, solo, su di una piattaforma circolare, protetto e sicuro, e posso godere dell’immenso paesaggio. Lì, oltre le pareti della sfera, permeate dalla luce spettrale della luna e delle stelle, l’universo infinito si dispiega insondabile intorno a me. Rimango estasiato di fronte a questa strana bellezza. La mia respirazione diventa lenta e profonda.*
Là sotto, l’astronave Terra, brillante goccia di colore azzurro sospesa nel nero più assoluto, cattura la mia ispirazione e i miei sentimenti. Mentre la osservo assorto, il mio corpo si distende, il mio cuore si acquieta, la mia mente si calma.*
Mi dico in silenzio:
Quanto sono piccole le differenze viste da qui!*
Quanto mi sembrano futili ora le mie più grosse preoccupazioni!*
Quanto è grande il mistero di tutto ciò che esiste, il mistero della Vita stessa!*
Vengo travolto da un grande silenzio, dentro e fuori di me. Ad un tratto, qualcosa si apre al mio interno. Il tempo sembra rimanere sospeso e la mia presenza abituale si assenta. In un lampo di comprensione, so che qualcosa unisce tutto e tutte le cose, vedo che qualcosa lega tutti gli esseri viventi tra loro. La Vita, la coscienza umana, la storia: è tutto interconnesso da un sottile ordito di Senso.*
Dopo un po' di tempo, comincio a recuperare la mia presenza abituale. Ho voglia di vedere la mia gente. Quindi ritorno all’ascensore cilindrico e inizio la discesa. Rientrando nella sala ritrovo i miei colleghi che stanno allestendo il laboratorio.
Oramai non mi turbano più le differenze tra di noi. Anzi, mi rendo conto che non saremmo in grado di raggiungere ciò che ci siamo proposti di fare se ognuno non contribuisse con la propria singolare diversità. La Terra è il nostro habitat grazie al fatto che lì si coniugano il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, il secco e l’umido, il solido e il gassoso… *
Tante etnie, religioni, costumi, sessi, origini e condizioni: tutti noi, perfino il più diverso tra di noi, tutti siamo parte di un insieme e lavoriamo per un grande piano che ci unisce nell’eterno viaggio verso un destino maggiore.*
Ringrazio internamente e sorrido. Mi dispongo a fare la mia parte nel miglior modo possibile, senza farmi distrarre da ciò che di loro prima mi dava fastidio e che ora mi si presenta come l’ornamento variopinto che stimola e arricchisce il nostro compito.
Fernando A. García // email: fernando120750@gmail.com // Blog: http://fernandoagarcia.blogspot.com
Introduzione. Spesso la discriminazione trova fondamento nell’intolleranza di fronte alla diversità, che si sperimenta come una degradazione o una minaccia alla propria identità. Questo atteggiamento recede quando qualcosa di più importante concilia o supera l’apparente contraddizione tra elementi diversi, e fa sì che la diversità diventi una fonte di ricchezza e di possibilità. La seguente esperienza guidata ci colloca in una situazione che ci permette di riconciliare differenze apparentemente incompatibili.
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Siamo nella sala d’imbarco. Tra poco voleremo con la nave di trasbordo fino alla stazione spaziale orbitale che si trova tra la Luna e la Terra. Lì è situato il laboratorio di ricerca di bioingegneria in condizioni di gravità zero. Stiamo aspettando di partire.
Siamo in tanti. Ci sono scienziati di diverse etnie, di diversi sessi ed età, di diversi credo, e anche non credenti. Posso distinguere in loro tante culture e costumi; ci sono dei vegetariani e non, con i loro vestiti tipici così diversi tra loro, avverto anche differenti orientamenti sessuali. C’è perfino il grande scienziato disabile, sulla sua sedia a rotelle motorizzata. Alcuni sono discreti, quasi assenti, altri sono loquaci fino al limite del sopportabile. Mi sento un po’ teso tra tutti questi sconosciuti così diversi da me. La mia mente è inquieta e il mio cuore agitato.*
Cominciamo ad imbarcarci e finalmente partiamo. Seduto in cabina vedo come ci allontaniamo dalla Terra. Il nostro pianeta ruota lentamente di fronte ai nostri occhi meravigliati e ci mostra i vari continenti, i contorni, i rilievi, le caratteristiche naturali. Alle zone illuminate dalla luce del sole seguono quelle dove è ancora notte. Nelle zone in ombra i puntini di luce indicano le grandi città dei vari paesi. E’ straordinario.*
Adesso ci stiamo avvicinando alla stazione orbitale. E’ un’immensa struttura di metallo brunito bordato da luci colorate. La stazione galleggia leggera e silenziosa in un vuoto infinito popolato da enormi stelle immobili. Finalmente, entriamo in uno degli hangar d’accesso e scendiamo dalla nave in un ambiente a gravità normale e a temperatura gradevole.*
Camminiamo lungo un corridoio, di fronte a noi si apre una porta scorrevole ed entriamo nella sala principale del laboratorio spaziale. La sala è bianca e ha la forma di una semisfera perfetta. Non si distinguono fonti di luce. L’illuminazione sembra emanare dalla superficie stessa della semisfera. I miei colleghi cominciano a prendere posto sulle panche dalle forme austere, disposte in cerchi concentrici intorno al centro dello spazio.*
Mi viene assegnato il compito di dare il benvenuto. Quindi mi faccio coraggio e mi dirigo verso il centro della sala dove rimango in piedi di fronte a tutti. Questo non era previsto, quindi, mentre i colleghi si accomodano ai loro posti, ho il tempo di far scorrere lo sguardo su questo gruppo umano multicolore, cercando, nel frattempo, di cogliere la specificità di ognuno di loro.
Quindi prendo una boccata d’aria e, seguendo l’ispirazione del momento, improvviso un breve discorso:
“Cari colleghi: siamo qui per fare degli esperimenti scientifici in condizioni di gravità zero. Le nostre ricerche saranno di aiuto per lo sviluppo di farmaci e trattamenti che salveranno milioni di vite… Direi di più: questo ci farà diventare invulnerabili a tante malattie e la vita umana si allungherà molto oltre le aspettative odierne, forse fino all’immortalità fisica…
“Vorrei ricordare ciò che voi sapete già. Secondo i trattati internazionali in atto, tutte queste nuove medicine e protocolli saranno disponibili in forma gratuita per tutti, senza distinzioni di sorta, per il semplice fatto di essere nati umani.
“Ed è per questo che invoco il miglior spirito di gruppo tra di noi. La collaborazione che presteremo gli uni agli altri si tradurrà in beneficio per noi stessi, per la nostra gente e per il mondo in generale. Auguro a tutti buon lavoro”. *
Finito questo breve discorso, alcuni applaudono, altri sorridono e altri ancora si abbracciano con evidente emozione. A poco a poco le persone escono per visitare la stazione orbitale mentre io rimango solo nella sala.
Decido di andare a vedere l’osservatorio superiore di cui ho tanto sentito parlare. Mi dirigo verso un’uscita laterale che porta fino ad un ascensore cilindrico in cui può entrare soltanto una persona. Entro e automaticamente saliamo con delicatezza e in silenzio. La cabina dell’ascensore è trasparente e lascia vedere il tubo metallico lungo il quale si sta salendo. Pochi secondi dopo, l’ascensore emerge dal tubo e si ferma alla fine del percorso. Esco e mi rendo conto di essere al centro di una grande sfera trasparente che mi circonda. Si trova nettamente distaccata dal corpo della stazione spaziale, connessa ad esso attraverso il tubo dell’ascensore. La sfera è come una grande bolla di cristallo, ma al riparo da qualsiasi pericolo. Sono qui, proprio al centro, solo, su di una piattaforma circolare, protetto e sicuro, e posso godere dell’immenso paesaggio. Lì, oltre le pareti della sfera, permeate dalla luce spettrale della luna e delle stelle, l’universo infinito si dispiega insondabile intorno a me. Rimango estasiato di fronte a questa strana bellezza. La mia respirazione diventa lenta e profonda.*
Là sotto, l’astronave Terra, brillante goccia di colore azzurro sospesa nel nero più assoluto, cattura la mia ispirazione e i miei sentimenti. Mentre la osservo assorto, il mio corpo si distende, il mio cuore si acquieta, la mia mente si calma.*
Mi dico in silenzio:
Quanto sono piccole le differenze viste da qui!*
Quanto mi sembrano futili ora le mie più grosse preoccupazioni!*
Quanto è grande il mistero di tutto ciò che esiste, il mistero della Vita stessa!*
Vengo travolto da un grande silenzio, dentro e fuori di me. Ad un tratto, qualcosa si apre al mio interno. Il tempo sembra rimanere sospeso e la mia presenza abituale si assenta. In un lampo di comprensione, so che qualcosa unisce tutto e tutte le cose, vedo che qualcosa lega tutti gli esseri viventi tra loro. La Vita, la coscienza umana, la storia: è tutto interconnesso da un sottile ordito di Senso.*
Dopo un po' di tempo, comincio a recuperare la mia presenza abituale. Ho voglia di vedere la mia gente. Quindi ritorno all’ascensore cilindrico e inizio la discesa. Rientrando nella sala ritrovo i miei colleghi che stanno allestendo il laboratorio.
Oramai non mi turbano più le differenze tra di noi. Anzi, mi rendo conto che non saremmo in grado di raggiungere ciò che ci siamo proposti di fare se ognuno non contribuisse con la propria singolare diversità. La Terra è il nostro habitat grazie al fatto che lì si coniugano il giorno e la notte, l’estate e l’inverno, il secco e l’umido, il solido e il gassoso… *
Tante etnie, religioni, costumi, sessi, origini e condizioni: tutti noi, perfino il più diverso tra di noi, tutti siamo parte di un insieme e lavoriamo per un grande piano che ci unisce nell’eterno viaggio verso un destino maggiore.*
Ringrazio internamente e sorrido. Mi dispongo a fare la mia parte nel miglior modo possibile, senza farmi distrarre da ciò che di loro prima mi dava fastidio e che ora mi si presenta come l’ornamento variopinto che stimola e arricchisce il nostro compito.
Fernando A. García // email: fernando120750@gmail.com // Blog: http://fernandoagarcia.blogspot.com
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